SWFJ1-00042-OA
reliquiario architettonico (ad altarolo)
OGGETTO
arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica
CRONOLOGIA
sec. XVII
MATERIA E TECNICA
legno | seta

NOTIZIE STORICHE-CRITICHE
Tre dei quattro reliquiari recano impressi i sigilli del vescovo mantovano Giovanni Battista Bellé (1835-1844) collegati da un funicolo serico rosso; il quarto reca invece i sigilli del vescovo mantovano Paolo Carlo Francesco (1895-1928). Un atto notarile del 10 maggio 1610 documenta la provenienza delle reliquie da quelle di proprietà del duca Vincenzo I Gonzaga e ci informa che per esse, in occasione di una risistemazione dei reliquiari gonzagheschi, Giuseppe de Vicentini, cittadino mantovano Protonotaro apostolico e Arcidiacono nella chiesa ducale di Santa Barbara in Mantova, fece realizzare “quattuor Reliquiaria lignia miro artificio elaborata, aureata et miniata” che vennero posti nella chiesa prepositurale di Castel Goffredo. La collocazione delle reliquie obbedisce a studiate corrispondenze: nella teca centrale le cinque reliquie di ogni fila orizzontale si dispongono simmetricamente. Nelle edicole del fastigio sono collocate reliquie ex contactu. I colori bianco e rosso delle sete, in ottemperanza a quanto prescritto da Carlo Borromeo alludono a Purezza, Verginità, Martirio e Passione. I vasi cinerei e i piccoli obelischi allusivi alla morte e alla gloria, rafforzano il simbolismo dell’architettura. La povertà delle materie impiegate riesce comunque a conferire ai manufatti l’apparenza del lusso e della ricchezza propri di preziosi oggetti di oreficeria in oro, smalti e pietre dure. I fusti azzurri delle colonne simulano il lapislazzuli mentre le lacche dense e in leggero rilievo ricreano visivamente gli effetti degli smalti sulle superfici dorate. La decorazione sul verso si ispira al genere decorativo delle cosiddette “moresche” riprodotte nella stessa epoca anche su armi, argenteria, cuoio e tessuti. La leggerezza della composizione orienterebbero la manifattura verso modi d’oltralpe (Francia) ma si impone anche il confronto con i reliquiari fatti realizzare dai Gonzaga che costituirono il tesoro di Santa Barbara a Mantova, ben noti al De Vicentini, nonché con quelli commissionati dalla corte imperiale asburgica, con la quale i duchi di Mantova avevano strette relazioni dinastiche. Diversamente da questi ultimi, i reliquiari castellani restituiscono un’immagine più spirituale dove le reliquie, celate totalmente alla vista dietro la rigorosa geometria di una scacchiera, si presentano come puro oggetto di devozione. I manufatti furono collocati stabilmente nell’altare del Crocifisso della prepositurale di Sant’Erasmo dove sono espressamente menzionati nella relazione della visita pastorale redatta nel 1725 dal vescovo Antonio Guidi di Bagno. Insieme con il bauletto cinquecentesco in cui erano conservate numerose reliquie distribuite in 24 scatolette lignee con relativa documentazione, i quattro reliquiari costituiscono il nucleo più prezioso del “tesoro” di reliquie della prepositurale di Sant’Erasmo, stabilmente collocati nel deposito permanente ricavato nell’altare del Crocifisso miracoloso della chiesa nella prima metà del XVII secolo. Nel 2017 sono stati trasferiti nel magazzino del museo MAST.
STATO CONSERVAZIONE
discreto
BIBLIOGRAFIA
, Il Tesoro ritrovato. Reliquie e reliquiari dell’antica Prevostura di Sant’Erasmo in Castel Goffredo
LOCALIZZAZIONE
Palazzo dell’Antica Prevostura, Castel Goffredo, Mantova – Italia
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